Mica c’è solo lo stupro di Palermo a testimoniare quanto l’uomo può essere bestia o le due bambine violentate al Parco Verde di Cavano? No, la violenza sessuale, lo stupro, è solo un aspetto della crudeltà umana. Una capretta di pochi mesi è stata uccisa a calci durante una festa di compleanno presso un agriturismo di Anagni.
Figli di papà, dei viziati che ora avranno anche il diritto al voto, la possibilità di guidare e magari ammazzare qualcuno e fare chissà quali altre bravate… perchè sicuramente è così che qualcuno “derubricherà” l’episodio avvenuto la sera del 27 agosto.
Lasciamo agli sperti ricostruire il profilo di chi manifesta crudeltà sugli animali, di chi, evidentemente è privo di empatia. Traete voi le conclusioni ma sappiate che chi ha ucciso la capretta, lo ha fatto incitato dagli amici, anzi, dal branco e non poteva mancare chi, divertito, riprendeva la scena con lo smartphone per postare l video su Instagram.
Perchè alla fine è di questo che si tratta, condivisioni, like, follower. Coglioni che seguono altri coglioni, per una vlt diciamo le cose come stanno… coglioni seguno coglioni!
La capretta uccisa a calci si è avvicinata mansueta al suo assassino
A parte le considerzioni di carattre personale di chi scrive e la sua indignazione, quella si spera ampiamente condivisa, soffermiamoci sulla ricostruzione dei fatti, ben descritti nella denuncia presentata ai carabinieri dal titolare dell’agriturismo che a quella capretta voleva bene.
Il povero animale, abituato alla presenza degli umani, si è avvicinato a chi di lì a un attimo l’avrebbe ucciso. Il giovane ha sferrato un calcio violentssimo al cucciolo, scatenando le risate dei presenti.
Un invito a continuare ad accanirsi sulla povera capretta, già gravemente ferita. È stato un continuo di colpi fin quando non era evidente che la piccola era morta.
Intanto gli altri ridevano e filmanavo. Ridevano della morte di un essere indifeso che non aveva fatto nulla di male a diffrenza loro che meriterebbero una fine ben peggiore. Ricordiamo che per reati del genere è prevista la reclusione da quattro mesi a due anni (Art. 544 bis Codice Penale).
Fonte La Repubblica